Resistenze

A Margone, frazione di Usseglio, "resiste" all’incuria una singolare testimonianza del periodo della Resistenza partigiana nelle Valli di Lanzo. È Villa Cibrario, un bel edificio posto all’inizio della frazione, su di un pendio prospicente la strada provinciale.

I suoi manufatti di ferro battuto fanno supporre che sia stata costruita all’inizio del Novecento. Sul lato di levante vi è un grazioso chalet di servizio e attorno a quello che era il giardino, un muretto di cinta molto malandato con un portale d’ingresso di una certa importanza. 

Le condizioni di conservazione sono ormai critiche, intonaci staccati, serramenti divelti, mensoloni di appoggio della struttura del tetto a terra. Non si conoscono i motivi di tale abbandono, la proprietà è privata, e rattrista vedere di anno in anno scomparire questo simbolo di una parte della Storia vissuta lì dentro, storia che non appartiene solo alla famiglia proprietaria ma a tutta la collettività ussegliese e non solo. 

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Ingresso Villa Cibrario a Margone
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Villa Cibrario a Margone

Infatti, per alcuni mesi del 1944 la Villa ha ospitato l’Ospedale della XIX Brigata Garibaldi "Eusebio Giambone", attiva in Val di Viù da Pian Bausano a Malciaussia. L’artefice dell’organizzazione e della conduzione della struttura sanitaria fu il dottor Attilio Bersano Begey, all’epoca primario dermatologo all’Ospedale Maria Vittoria di Torino, impegnato già dopo l’8 settembre 1943 nella lotta partigiana. Nel suo studio in Via San Franceso d’Assisi a Torino, nascondeva le armi che le staffette portavano poi in montagna e nel sottotetto della sua casa a Viù nascose i fratelli Jerzi e Kazimierz Swietochowski, fuggiti da Katowice a seguito della disfatta della Polonia.

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Villa Cibrario nella prima metà del 1900

Villa Cibrario all'inizio del '900

All’inizio della guerra partigiana la cura dei feriti e dei malati, sovente nascosti da civili, avveniva in maniera clandestina dai medici condotti o dai medici uniti alle formazioni stesse. Con il passare dei mesi e l’intensificazione dei combattimenti anche nelle Valli di Lanzo, fu chiara l’esigenza di organizzare un servizio sanitario vero e proprio, compito che fu affidato a Bersano Begey, il quale dopo l’azione dei partigiani a Lanzo del 26 giugno 1944, con parecchi feriti, decise di organizzare un ospedale a Margone, dove aveva già impiantato una piccola infermeria. Margone era il posto adatto, non soggetto alle rappresaglie improvvise del nemico. Fu così requisita Villa Cibrario e di conseguenza adibita ad ospitare le nuove destinazioni d’uso. Al piano terreno, nella grande sala da biliardo venne collocata la corsia per la chirurgia, nelle stanze vicine le due camere di isolamento per i feriti più gravi, la sala operatoria, la cucina e i servizi vari. Al piano superiore trovarono posto le tre sale per i ricoverati di Medicina, una di isolamento per i contagiosi, l’alloggio per il direttore e per il personale sanitario. Lo chalet di servizio accanto alla villa ospitò il reparto per la disinfezione e la disinfestazione, l’alloggio per il personale di assistenza e il magazzino. 

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Villa Cibrario - camerone del reparto chirurgia

Villa Cibrario - camerone del reparto chirurgia

I materiali più urgenti tra cui letti, materassi e lenzuola furono reperiti in alcune ville disabitate, tra queste quella del pittore Cesare Ferro Milone alla Quagliera, mentre le donne di Usseglio provvedevano a lavare, rammendare e stirare la biancheria dell’ospedale. La cucina per un certo periodo fu diretta da Piera Brunodet di Valtournanche sorella di un carabiniere partigiano degente nell’ospedale. I generi alimentari provenivano dai magazzini della XIX Brigata, mentre latte, burro e uova venivano portati dagli ussegliesi in base alla quantità di produzione e pagati con buoni poi cambiati in denaro dal Comando della XIX.

L’ospedale presto diventò insufficiente, Bersano Begey quindi organizzò un convalescenziario chiamato "Sanatorio Interdivisionale" per la convalescenza dei feriti e dei malati più gravi. Fu scelto un piccolo edificio di proprietà della Società Idroelettrica Ovest Ticino, in quel periodo gestore delle centrali idroelettriche di Usseglio. La località, sulla sponda del Lago dietro la Torre a 2400 m di altitudine, garantiva buone condizioni di sicurezza.
 

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Il Lago dietro alla Torre con il Sanatorio Interdivisionale

Il Lago dietro la Torre con il Sanatorio Interdivisionale

Il trasporto dei ricoverati avveniva utilizzando le infrastrutture su rotaia a cielo aperto e in parte in galleria delle centrali idroelettriche. Con partenza da quella del Crot si arrivava a quella di Pian Solé, poi a Moncortil fino a sbucare al Lago dietro la Torre. Per i materiali e i viveri si utilizzava la teleferica. Tutto ciò grazie alla collaborazione del personale delle centrali e in particolare dell’ingegner Calvi e del Capo Centrale Sciendrati.

Con il passare del tempo i combattimenti si fecero più duri e intensi; durante il lungo rastrellamento di settembre-ottobre 1944, gli ospedali di Margone e del Lago dietro la Torre accolsero anche i feriti e i malati delle Brigate Garibaldi XI, XX, XLVI e LXXX.

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Trasporto di un ferito

Trasporto di un ferito

Tuttavia, il pericolo di presidi permanenti dei nazifascisti nelle Valli di Lanzo indusse Bersano Begey a far disporre lo sgombero in Francia dei due ospedali. I ricoverati furono trasportati da Malciaussia a Bessans attraverso il Colle dell'Autaret. Tra i feriti più gravi, trasportati su barelle, c’erano il Commissario politico della II Divisione Garibaldina Antonio Giolitti (Paolo) e il Commissario della XIX Brigata Francesco Borla (Franco). Durante il trasferimento, a Malciaussia furono ancora eseguiti interventi chirurgici, l’ultimo fu quello a Michelino Burla con un polmone e un braccio trapassati da proiettili.

A conclusione dell’attività dei due Ospedali (328 ricoverati e dimessi, 5 morti), Bersano Begey scriveva: "Dopo aver organizzato il trasporto dei feriti e del materiale, e dopo aver predisposto le misure di sicurezza per proteggerli, ritenni esaurito il mio compito di Medico Partigiano nelle Valli di Lanzo. Mentre la XIX senza più munizioni e sotto l’incalzare del nemico iniziava il suo trasferimento in Francia, io, essendo pienamente valido, raggiungevo i garibaldini della media Valle di Susa… Nacque così, ma ebbe vita breve, l’Ospedale di Valgravio."

Al dottor Attilio Bersano Begey va la più sentita riconoscenza e per quanto riguarda il futuro di Villa Cibrario si spera che torni a vivere altri giorni di Storia, grazie all’impegno per recuperarla nel suo valore storico e architettonico da parte dei proprietari e - chissà - non solo di questi.

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Attilio Bersani Begey con tre partigiani cecoslovacchi

Attilio Bersani Begey (Comandante Ferrero) con tre partigiani cecoslovacchi

Le notizie e le fotografie in bianco e nero sono tratte da:

Attilio Bersano Begey, Il servizio sanitario partigiano in Piemonte (1943-45), in Minerva Medica, Torino,1970, vol. 61. (pubblicazione delle fotografie per gentile concessione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino)

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